Gli italiani, si sa, non sono un popolo stanziale. Non so se esista un angolo di mondo in cui non si riesca a trovare almeno un piccolo gruppo di connazionali, arrivati chissà come e chissà quando, ancora capaci di fare due chiacchiere nell’idioma nostrano e magari di offrirci anche un caffè (preparato con la moka).
Con queste premesse, come considerare strano entrare in un negozio valdostano e … sentire parlare in sardo?! Questo accade fin dai primi anni del 1900, quando le migliaia di posti di lavoro offerti dall’azienda siderurgica locale tuttora attiva (la Cogne), all’interno delle miniere di antracite e magnetite e nell’ambito della costruzione della ferrovia tra Aosta e Pré-Saint-Didier hanno spinto tante famiglie sarde a trasferirsi “nel continente”, fin quassù al confine con la Francia, in cerca di un po’ di benessere.
A tutte queste persone che hanno avuto il coraggio di lasciare il luogo dove sono nate per inseguire il sogno di una vita migliore, dedico la ricetta del mio post di oggi: le SEADAS, una delle ghiottonerie sarde più conosciute, ma preparata con i buonissimi prodotti offerti dal territorio della Valle d’Aosta.
NOTA: il bacanotto è, nella parlata locale, un valdostano autoctono che vive in alta montagna, fa un mestiere antico legato all’artigianato, all’allevamento o all’agricoltura, parla patoué valdotèn e soprattutto … è la massima autorità in materia per quanto riguarda la qualità dei prodotti locali e la cucina della tradizione. E chissà se in questo momento, dopo una giornata di lavoro in alpeggio, sta condividendo con un vicino di origini sarde un piatto di seadas ancora calde e un bicchierino di Genepì!
Ingredienti per circa 12-15 seadas.
In stampato trovi gli ingredienti della ricetta originale sarda (dal sito tesorisardi.com) e in corsivo le mie modifiche.
- 500 grammi di farina di semola di grano duro rimacinata
- 50 grammi di strutto (oppure di olio extravergine di oliva)
- 1/4 di litro circa di acqua tiepida
- un pizzico di sale
- 500 grammi di formaggio di pecora o di capra fresco inacidito (casu axedu); la tradizione vuole che il formaggio fresco di giornata, non salato, venga lasciato ad “inacidire” in uno scolapasta per un giorno o due, a temperatura ambiente e coperto da un canovaccio … insomma un ingrediente che è proprio impossibile trovare qui in Valle d’Aosta! Io l’ho sostituito con un formaggio vaccino freschissimo a km 0, simile alla ricotta, acquistato in una delle aziende agricole del mio paese (e se dovessi venire da queste parti, non dimenticare di passare a trovare anche tu Luca Elex e la sua famiglia: sono sicura che sarà solo la prima di tante altre visite). Alla ricotta, se vuoi, puoi aggiungere un cucchiaio di pecorino sardo grattugiato.
- la scorza di 1 limone non trattato
- olio extravergine di oliva per friggere
- miele sardo di corbezzolo o di fiori d’arancio. Io, tra i diversi tipi di miele prodotti nelle vicinanze (di rododendro, di castagno, di tarassaco, di tiglio e millefiori di montagna) ho scelto il miele di castagno (mi de tsatagnì), di colore scuro e gusto un po’ amarognolo.
Preparazione.
- Disponi la semola a fontana sopra un asse di legno, versa al centro l’acqua tiepida con il pizzico di sale e inizia ad impastare. Dopo qualche minuto aggiungi anche lo strutto e prosegui finché l’impasto sarà uniforme e compatto (ci vorranno una decina di minuti).
- Metti l’impasto in frigorifero.
- Accendi il fornello al minimo e, in una padella antiaderente, sciogli lentamente il formaggio mescolando con un cucchiaio di legno; lasciarlo inacidire dal giorno prima (come si fa in Sardegna) lo rende più “filante”. In caso sia troppo fluido puoi addensarlo con un po’ di semola.
- Spegni il fuoco, aggiungi la scorza di limone grattugiata e amalgama bene.
- Con un cucchiaio fai tanti mucchietti di formaggio su un foglio di carta-forno; nel giro di qualche minuto, raffreddandosi, tenderanno a rapprendersi.
- Intanto con la pasta puoi tirare una sfoglia non troppo sottile; ti servirà per creare l’involucro di una sorta di grossi tortelli, con il formaggio come ripieno, da tagliare con una rotellina dentata o uno stampo piuttosto grande (il mio ha circa 7 cm di diametro).
- Ed ecco che è arrivato il momento di friggere le tue seadas in abbondante olio d’oliva (ben caldo) per qualche minuto, giusto il tempo necessario per farle dorare.
- Mettile ad asciugare su un foglio di carta assorbente per togliere l’eccesso di olio e, ancora calde, cospargile di miele e gustale prima possibile.
Io le ho accompagnate con noci e Genepì, un liquore tipico che si ricava per infusione e distillazione da alcune varietà di Artemisia, e trovo che sia un matrimonio perfetto … spero che saranno d’accordo anche i valdostani e i sardi che seguono La Casetta del Merlo!
A presto, Elena
La Casetta del Merlo, giugno 2019
Un sublime connubio di sapori e di buone tradizioni
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Secondo me sono deliziose, spero solo che qualche purista della tradizione (sardo o valdostano) non storca il naso 😉 Grazie per la visita!
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Le tradizioni sono alla base della nostra ispirazione ma non devono essere degli stampini da replicare in serie. L’interesse scaturisce dall’innovazione.
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Sono d’accordo con te 😀
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Ciao Elena!
Conosco le noci, qual è il contenuto della tazza? 👀
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Il ripieno del raviolo è un formaggio fresco e dolce che si chiama “ricotta”; è il primo prodotto che si ottiene quando si fa cagliare il latte fresco (di mucca, pecora o capra). Al formaggio si aggiunge buccia di limone grattugiata. Grazie per il commento e a presto, Elena
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wow ~😊
Grazie Elena!!
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Grazie a te! 🙂
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Quindi la moka potrebbe essere il logo della bandiera Italiana! 😃 Evviva la moka!
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Premesso che quando sono all’estero non mangio cibo italiano (perderei l’occasione di scoprire nuove ghiottonerie), un caffè con la moka è l’unica cosa che sembra realmente introvabile 😉 Ciao Anna, grazie per la visita
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wow looking fresh & delicious….thanks for share
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Thanks to you 🙂 Have a nice day!
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come sempre mi fai venire una fame…. 😉
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Sono onorata e felice di avere questo privilegio 🙂
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Queste seadas sembrano molto appetitose… 😋
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A me sono piaciute molto! Buona giornata 🙂
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Mi piace questa commistione nord-sud! E poi le Seadas sono deliziose.
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Ho sempre pensato che il melting pot sia un toccasana per la golosità 😉
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Che buone io come te metto quello che mi offre la mia zona, mi piacerebbero con il miele di corbezzolo ma ho visto che pure in Sardegna non è facile da trovare
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Mi piace molto sperimentare, a volte nascono delle golosita’ inaspettate!
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verissimo!!sei molto brava
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Grazie ❤
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Elena mi sono presa tempo con calma per leggere bene tutto! Che meraviglia questo post! Sono molto invitanti e pensa, non le ho mai mangiate!! Purtroppo la ricotta di capra proprio non mi piace… ma tu lo sapevi quindi le hai preparate con il formaggio vaccino simile alla ricotta! Sei un tesoro! Complimenti per le foto luminosissime e come sempre perfette! Ciao !!!
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Grazie Alessia 🙂 Io non le mangiavo da oltre 10 anni (dall’ultima volta che sono stata in Sardegna) e mi era venuta la nostalgia … e così è nato questo post. Anche se non sono come quelle originali mi piacciono, le mie seadas “valdo-sarde” (il formaggio vaccino dà un sapore più delicato)
Ciao, buon weekend!
ps: le foto possono migliorare, quindi ogni suggerimento è sempre ben accetto!
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Buone…
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Grazie Luisa! Le mie seadas, anche se “ibride”, hanno avuto un certo successo 😉
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Troppo buone!!!!
Bella ricetta, ciao. 😊😊😊😊😊
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Grazie Maria 😀
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Mi piacciono tantissimo! Le ho mangiate in Sardegna ed una volta le ho anche portate e cucinate a casa. Copio ricetta. Grazie carissima!
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Grazie a te ❤
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